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Fotografare le foreste

  • Immagine del redattore: Andrea Celli
    Andrea Celli
  • 26 set 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 21 nov 2020

Il mio approccio alla fotografia paesaggistica nei boschi


Esiste un termine giapponese lo "Shinrin-yoku" che letteralmente significa "bagno nella foresta" che forse più di altri trasmette la sensazione che si prova mentre si è immersi in questi scenari per scattare o più semplicemente per godersi un'esperienza a contatto con la natura. Negli ultimi anni una forza irresistibile mi ha attratto sempre più all’interno di boschi e foreste, alla ricerca di soggetti e composizioni dove ho potuto contribuire con la mia visione interiore sempre più slegata dal mondo mainstream dei social network e delle immagini ripetute all’infinito. Costretto a viaggiare in luoghi non troppo distanti da casa, mi sono ritrovato ad osservare con attenzione i dettagli ad esempio di una particolare specie di albero o più semplicemente a esplorare torrenti, cascate e in generale le foreste e i parchi naturali a me più vicini.





Camminare nei boschi alle prime luci del giorno, lontano dalle distrazioni della vita di tutti giorni e dal caos della città, vivendo una solitudine silenziosa, rinvigorisce l’anima e ci impone una ricerca metodica dei soggetti ai quali dobbiamo connetterci liberi dai preconcetti fotografici più basilari.

L’odore della terra bagnata, il suono di una leggera brezza che soffia tra i rami degli alberi, la nebbia che nasconde e talvolta rivela la luce all’interno della foresta, rinvigoriscono assolutamente l'anima e ci proiettano in un mondo sospeso.





Fotografare i boschi molto spesso non permette di scattare foto che vedono comunemente definite “open landscape”, non si tratta quindi di creare immagini epiche e ampie, ma è piuttosto un gioco di relazione tra il fotografo e le chiavi di lettura che egli può trovare tra le vedute interne alle foreste, a soggetti singoli o a semplici dettagli ricchi di interesse.


Da qualche anno ormai sono tornato a frequentare con una certa assiduità il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi; l’ho fatto con occhi nuovi, più consapevoli o forse più esperti. Tornare dopo anni a scoprire luoghi che frequentavo da bambino quando trascorrevo in queste zone le mie estati è stata un’esperienza estremamente appagante. Quest’anno in particolare, a causa della pandemia e del lockdown forzato, purtroppo non sono riuscito a salire nel Parco per scattare scene invernali, ma appena ho avuto la possibilità sono riuscito a realizzare qualche scatto durante i primi giorni primaverili, quando il bosco si risveglia e rinasce con i suoi colori tra il verde e lo smeraldo, aiutato da un’atmosfera eterea tra nebbia e pioggia.





Sebbene sia sempre attratto dagli scatti montani per quanto essi rappresentino in termini di approccio ai luoghi, fotografare i boschi è per me l’esperienza che maggiormente lega il Fotografo all’ambiente circostante. E’ qui che secondo me, più che altrove, l’autore può dare la sua interpretazione, la sua firma, il suo modo più sincero di esprimersi. Tessere questa intricata tela è un lavoro complesso fatto di scouting e grande investimento di tempo, previsioni meteo, conoscenze naturali delle specie presenti nell’area, capire perfettamente come le stagioni cambino il contesto dove si vuole scattare e i corrispettivi cambiamenti “estetici” degli alberi e delle altre specie presenti, il tutto per avere un quadro completo di quello che si vuole ritrarre.





Fotografare i boschi è un esercizio impegnativo di pazienza e dedizione.

E’ un tentativo di imbrigliare il caos generato dalla natura in regole e composizioni a noi più vicine.

Tornare a mani vuote è un’ipotesi molto concreta.




ACCENNI SULLA POST PRODUZIONE


In molti mi chiedono che tipo post-produzione utilizzi per questo tipo di immagini. Senza entrare troppo nei dettagli, generalmente cerco di mantenere più fedele possibile la scena, non alternandola con elementi esterni, ma lavorando sulle regolazioni chiave, esaltando eventualmente alcune aree del frame, dove voglio che l’osservatore rimanga. Quando si ritraggono scene naturali il consiglio che posso dare è quello di cercare di fare pochi passaggi, quelli giusti, per non alterare troppo la scena e generare artefatti poco gradevoli e spesso incoerenti con la luce e i soggetti ripresi.





ATTREZZATURE E VESTIARIO


Per quanto riguarda il comparto fotografico il consiglio che posso dare è non caricarsi troppo la schiena se possibile, ma portare con se lo stretto indispensabile.


Nel mio caso l'attrezzatura fotografica è composta principalmente da:


Corpo macchina Sony a7RIII

Zaini e: Shimoda Explorer 40L , Lowe Alpine 65+10L (solo per escursioni di più giorni con attrezzatura per camping)

Per quanto riguarda le lenti, principalmente uso il medio tele, fatta eccezione per alcuni scatti fluviali realizzati con il grandangolo.



Monte Falco, Primavera 2020 (foto di Alessio Morandi)


Parlando del VESTIARIO il consiglio che posso dare è di portare con se un buon paio di scarpe da trekking possibilimente impermeabili, mentre per i capi principali utilizzate più indumenti traspiranti a seconda della stagione. Portate sempre con voi un impermeabile.




 
 
 

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